L’intervista in mare al Workers Unite! Film festival di New York

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Resoconto proiezione al Cinema Village di Manhattan e online

Ci ritroviamo a scrivere questo resoconto a circa sei mesi di distanza dallo svolgimento di uno dei più importanti festival al mondo dedicati al cinema che tratta il tema del lavoro.

L’esperienza fatta al Workers Unite! Film Festival è arrivata quando eravamo giunti circa a metà dei dieci mesi del pecoroso festivaliero fin qui realizzato. Ora possiamo dirlo con certezza: la partecipazione al Workers Unite! Film Festival è stata in assoluto una delle più importanti e significative. E lo possiamo affermare nonostante non sia proprio stato possibile essere presenti e vivere l’evento in maniera completa.

Abbiamo già raccontato la situazione che abbiamo vissuto a partire da fine settembre (G7 di Siracusa, Labour Film Festival, Nebrodi Cinema Doc). Fino a pochi giorni prima della proiezione del 23 ottobre al Cinema Village di Manhattan, sede di alcuni dei principali festival newyorkesi, e cinema d’essai di riferimento per i cinefili della Grande Mela, eravamo ancora fiduciosi di riuscire a partire. Ma poi si è scatenata la tempesta perfetta, e ai problemi dovuti a sovrapposizioni di impegni lavorativi, si sono aggiunti anche importanti impedimenti personali. Ci siamo arresi solo due giorni prima della proiezione alla quale il regista Ludovico Ferro era atteso dal pubblico del festival per il Q&A.

Uno dei dispiaceri più grandi è stato proprio non poter incontrare il pubblico. Un pubblico numeroso, attento e qualificato. Lo sappiamo per certo, perché, anche se non c’eravamo noi, c’erano molti nostri connazionali che ci hanno raccontato in maniera dettagliata qual era l’atmosfera e quali siano state la reazioni del pubblico alla visione del film.

Ci tenevamo tanto a partecipare ad un festival interamente basato sul cinema che si occupa di lavoro. Soprattutto ci tenevamo ad esserci per vedere e capire meglio cosa significhi negli Stati Uniti organizzare un evento del genere. Già il nome del festival dovrebbe spiegare come lì sia estremamente più complicato portare avanti e far riconoscerei diritti dei lavoratori. Come in quasi tutti i festival di questo tipo, a sostenere, se non a promuovere, l’evento è il movimento sindacale. Il festival newyorchese non fa eccezione e anzi è sostenuto dalle principali sigle sindacali statunitensi. 

Ma a rendere unico e importantissimo il Workers Unite! Film festival è il lavoro che viene fatto da 13 anni per selezionare, proiettare e diffondere, anche online, il meglio della produzione mondiale di cinema documentario e di fiction che racconta il lavoro.

Il Workers Unite Film Festival ha rappresentato per noi un momento preciso e fondamentale nel percorso de L’intervista in mare. Abbiamo avuto per la prima volta la consapevolezza che il nostro film trattava un tema che poteva interessare potenzialmente una platea molto più grande ed eterogenea di quello che si poteva pensare.

Più di qualcuno ci aveva detto che il nostro film trattava un tema troppo particolare (il lavoro in mare) e soprattutto affrontava questioni troppo circoscritte nei confini italiani o al massimo europei. Ed invece da New York è stato chiaro, ed è stato poi più volte confermato, che L’intervista in mare non è un film su un tema di nicchia e per un pubblico geograficamente delimitato. Soprattutto è stato chiaro che il nostro film poteva interessare (o essere accettato) anche per le scelte cinematografiche e stilistiche.

Dovremo tornare su quest’ultimo punto magari più avanti con un articolo dedicato. Qui possiamo però dire esplicitamente che L’intervista in mare al Workers Unite! Film Festival è stato voluto anche per il suo essere un ibrido tra documentario e fiction, cosa che invece in altri festival (sia di solo documentari, sia anche di festival sul lavoro) ha costituito un elemento di esclusione a priori.

L’esperienza de L’intervista in mare a questo festival ha permesso una presa di coscienza di quanta forza potevamo avere, pur nella nostra dimensione estrema ridotta. 

E questa forza ci è venuta grazie al riconoscimento ricevuto da un festival che ci ha dimostrato tutta la sua di forza. Il risultato di un vigore e di un coinvolgimento che devono essere necessariamente maggiori rispetto ad altri posti, ma che rimane in equilibrio e non sfocia in pura e semplice militanza. Questa forza si esprime tutta nell’incontro con il pubblico e nell’attività anche online di una rete associativa articolata e di una community che contribuisce a sviluppare il discorso a partire dai film. Una forza che si vede nella capacità comunicativa e di promozione che non svilisce e non banalizza i contenuti.  

Il Workers Unite! Film Festival ci è sembrato il prototipo perfetto di quello che un festival moderno dovrebbe essere: motivato, rigoroso, legato alle proiezioni in sala e al dibattito dal vivo, ma anche in grado di usare lo streaming per amplificare e prolungare gli effetti positivi della propria azione (Per capire e verificare direttamente di cosa stiamo parlando, lasciamo, alla fine dell’articolo, una serie di link). 

Noi abbiamo beneficiato di tutte queste possibilità. Dopo la proiezione dal vivo, L’intervista in mare è stata online dal 25 al 30 ottobre su Eventive, la principale piattaforma di streaming per i più importanti festival del cinema indipendente americano. Una vetrina importante e prestigiosa attraverso la quale L’intervista in mare ha avuto modo, come vedremo, di passare anche in seguito.

Dunque il Workers Unite! Film Festival ci è entrato nel cuore, come ci è entrata nel cuore la città in cui si svolge. E anche se non ci siamo ancora andati di persona, sembra proprio, come vedremo, che L’intervista in mare abbia una particolare connessione con New York e specialmente con l’isola di Manhattan.

Link utili:

Brooklyn Events

2024 Workers Unite Film Festival

‘The Interview At Sea’ and ‘The Fuse’ – Events – Labor Heritage Foundation

Workers Unite! Film Festival 2024 | Screen Slate

Films and Directors 2024 — Workers Unite Film Festival

Film Catalog | Workers Unite Film Festival 2024